Oggi parlo poco…
Mi hanno detto “devi parlare a braccio!” Io ci provo, però il fogliettino di sicurezza me lo tengo!
intanto grazie, grazie a tutti di essere qui oggi.
Ci sono pochissime cose che vorrei dirvi, tanto voi sapete già tutto…
Partirei dalla frase che ho scelto come slogan
“la possibilità di cambiare”. In realtà non è uno slogan, più o meno ricercato… è quello che ho pensato, letto, quando mi sono convinta di dover tentare quest’avventura assolutamente ‘sconosciuta’ per me.
Io non so fare politica, non l’ho mai fatta in modo diretto. Sono nata nella politica, la mia prima casa era un appartamento occupato dai miei genitori che facevano la lotta di classe alla Magliana (fa un po’ ridere oggi no?), e la mia seconda era il comitato di quartiere dove l’attività politica ai tempi, negli anni 70, ferveva. Non ricordo neanche quante volte io e mio fratello Luca ci siamo addormentati sui tavoli del comitato mentre i grandi discutevano di “comunismo e rivoluzione”. O quanti rifugiati da dittature militari di varie parti nel mondo abbiano dormito sul divano del nostro salone…
Uno me lo ricordo bene, si chiamava Francisco, era un professore di filosofia fuggito dall’Argentina dopo la caduta di Allende che ha dormito con tutta la sua famiglia nel nostro salone per molto tempo ed in cambio dava ‘lezioni di Marxismo’ a mio padre… ne nascevano discussioni indimenticabili…
A quattro anni io e Luca eravamo già alle manifestazioni a gridare:
“Fanfani nanetto, fascista perfetto”, o a cantare “bandiera rossa la trionferà”. Non mi scorderò mai una canzone che mio padre cantava ogni mattina facendosi la barba su un emigrato finito in germania tristissima…
né i pentoloni delle femministe che urlavano “tremate tremate le streghe sono tornate”.
Ma veniamo a oggi,
chi mi conosce sa che ho passato 10 anni chiusa nelle biblioteche a studiare cose astruse e gli ultimi tre a giocare con mia figlia, Sofia. Poi c’è stata, c’è l’avventura di left…una delle più appassionanti della mia vita…
Oggi, nella realtà dei fatti è accaduto che Rifondazione comunista ci ha chiesto una candidatura, un nome da candidare che ci rappresentasse tutti… è a qualcuno a me caro, non certo a me, è venuto in mente il mio di nome… grande timore, da parte mia, forse anche grande confusione.
Io politica non la so fare.
Inizio a frequentare queste cene politiche… il senso di spaesamento insieme a una feroce sensazione di diversità aumenta
Fiino ad una sera in cui sono tornata a casa, dopo uno di questi incontri col partito…
e mi sono messa a leggere “rischiare, cercare sempre qualcosa di nuovo… senza protezione. la possibilità di cambiare, di separarsi, di trasformare… il fare è conseguenza del vedere, sapere, rifiutare”. Cose lette, rilette e stralette che però questa volta suonavano diverse… e allora mi si è fatto tutto un po’ più chiaro, mi è sceso finalmente nelle vene un po’ di coraggio e ho pensato è questo, può rappresentare questo. “diamoci una possibilità”, un’altra, diversa, di cambiare una cultura e quindi una città, Roma, dove la logica dell’assenza e dell’assistenza è una logica antica… stupida, nella maggior parte dei casi violenta e tristemente ripetitiva… disumana.
Tre, ma forse li avete già letti, ho fissato tre punti cardine della mia campagna elettorale: laicità, donne e bambini e un progetto di salute mentale per tutti.
-La laicità come premessa di qualsiasi libertà, quella di nascere, di vivere, di amare, di morire… e che all’interno di un consiglio comunale vuol dire battersi per il riconoscimento del registro delle unioni civili, per una buona applicazione della 194, per avere più consultori per i teen agers, più prevenzione nelle scuole, meno medici obiettori nelle strutture sanitarie… sono tantissime le cose che si possono tentare di fare… E noi abbiamo alle spalle un pensiero, contrariamente alla sinistra di oggi che sembra aver smarrito la ricerca sull’ateismo e sull’alienazione religiosa, un pensiero che con la religione ha fatto i conti…
-Donne e bambini. C’è già tutto in queste due parole. Liberare, potenziare, sviluppare tutto ciò che consenta loro di realizzare la loro identità e la loro indipendenza… reali pari opportunità e una città piena di fantasia per chi deve crescere…
-Un progetto di salute mentale per tutti. Qui più che mai si incrocia la vicenda della città con quella di una cultura da sradicare, trasformare completamente. Quella dell’assistenza cristiana prima ai pellegrini, poi ai vecchi, poveri e storpi. Sempre e solo assistenza.
Una possibilità di cura c’è e noi dobbiamo imporla, offrirla alla società. Prevenzione, cura e ricerca. Deve entrare in ogni casa a cambiare la vita delle persone. Niente più parcheggi per disadattati o disagiati, ma una rete di strutture solide e solidali fra loro che proponga confronto e cura. Una vera e propria cultura della cura che porta in sé quella della prevenzione e della ricerca. Noi lo possiamo e lo dobbiamo fare.
C’è una cosa di un bellissimo film che abbiamo visto in molti ‘la signorina effe’ che non mi ha convinto, a cui non ho creduto… è quando lei alla fine dice all’operaio, “il domani non ci riguarda”.
Io penso che non sia così, che non è vero. A noi ‘il domani ci riguarda’ tutti in prima persona.
Voi siete i miei compagni di vita, di avventura, di ricerca, i miei affetti. Sarete i miei consiglieri più fidati, i miei ispiratori segreti, i miei alleati più forti.
Io conto su di voi, facciamo questa cosa insieme perché è importante.
grazie
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1 commento:
ti scrivo perchè mi hai emozionata. ho visto adesso il video dell'aperitivo di domenica. non so dirti bene cosa mi ha toccata di più..se la tua voce emozionata quando hai detto "mia figlia sofia" e "nei momenti più difficili uno si attacca ai libri più cari..rischiare senza protezione..separarsi!..il fare è conseguenza del vedere"
..o la tua immagine così bella e spontanea. Ti stimo perchè sei coraggiosa e sincera!!Sei una speranza ed una certezza.Coraggio!
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