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venerdì 28 marzo 2008

lettera aperta alla senatrice Montalcini

Lettera aperta alla Senatrice Rita Levi Montalcini

SIAMO UN GRUPPO DI RICERCATORI (1). Le scriviamo questa lettera con il massimo rispetto e gratitudine per tutto quello che lei ha fatto e continua a fare per la ricerca in Italia. Apprezziamo tutte le dichiarazioni d’intenti dei passati governi e dell’attuale: più soldi per la ricerca, procedure di concorso trasparenti, ed altro ancora. Ma tutto ciò non è mai andato oltre le semplici parole.
Professoressa, in Italia ci sono 60.000 ricercatori universitari con un contratto di lavoro temporaneo! Non è un “fenomeno marginale” – noi rappresentiamo il 50% della forza lavoro universitaria.
Sfortunatamente la situazione non è migliore negli istituti di ricerca. Noi svolgiamo il lavoro di ricerca, teniamo corsi, supervisioniamo laureandi, pubblichiamo articoli, partecipiamo a convegni e scriviamo progetti di ricerca per la richiesta di fondi (nei quali il nostro nome neanche compare).
Noi lavoriamo almeno quanto un ricercatore a tempo indeterminato, ma senza avere gli stessi diritti. In Italia ci sono pochi concorsi su scala nazionale e, quel che è peggio, essi spesso diventano delle farse: il nome del vincitore è noto anche prima della pubblicazione del bando! La parola meritocrazia in Italia è una parola vuota, raramente applicata nella realtà. Le rapide carriere universitarie sono per i pochi scelti o per i discendenti di famiglie tradizionalmente inserite nell’università. Tutti sanno che migliorare le proprie abilità garantisce buone opportunità, ma queste opportunità non sono per tutti secondo i loro meriti. E la situazione è anche peggiore per le donne.
Così come lavoriamo duramente per sconfiggere il cancro, scoprire nuove molecole e geni, sviluppare nuovo software, sostenere una cultura in costante evoluzione e scoprire nuove forme di apprendimento e insegnamento, ricordiamo anche che il raggiungimento di questi obiettivi è in parte dovuto al lavoro dei ricercatori universitari precari, che hanno lavorato per anni sperando infine di ottenere un posto che permettesse loro una maggiore stabilità economica e libertà.
I ricercatori universitari precari non sono liberi. Essi devono scendere a compromessi o i loro contratti non saranno rinnovati; devono ritirarsi dai concorsi per lasciar spazio a chi è stato “scelto”; devono accettare che i loro risultati siano pubblicati senza che il loro nome sia presente nella lista degli autori. Fanno tutto questo per sopravvivere. Saremo una generazione di pensionati senza pensione. Allora, forse, lo Stato si prenderà cura di noi. Per molti anni, molte persone (e molti governi) si sono dimenticati di noi. Ricercatori che hanno adesso 35, 40, 45 anni continuano ad avere contratti temporanei e possono ora essere troppo anziani per ottenere un contratto a tempo indeterminato come ricercatore universitario. Molti tra noi hanno avuto contratti temporanei per 10 o 15 anni; hanno avuto molti tipi diversi di contratto a breve termine ed il loro lavoro è stato valutato ogni anno prima che il contratto venisse rinnovato. Ci chiediamo quanto ancora dobbiamo resistere prima di essere considerati idonei per un contratto a tempo indeterminato.
Professoressa, con la ben nota forza del suo pensiero lei saprà certamente spiegare il messaggio che l’università in Italia può essere salvata solo se questo problema sarà risolto.
La ringraziamo in anticipo per la sua comprensione e sostegno.

RITA CLEMENTI , LEONARDO BARGIGLI , SILVIA SABBIONI .

(1) Questa lettera è stata firmata da 776 ricercatori precari in Italia o all’estero. La lista completa è disponibile come Materiale di supporto online su www.sciencemag.org/cgi/content/full/319/5870/1615a/DC1.


Risposta

CONOSCO BENE LA SITUAZIONE PRECARIA in Italia dei ricercatori universitari con un contratto temporaneo di lavoro. Durante l’approvazione della legge finanziaria per il 2008, ho sostenuto delle misure per la stabilizzazione di chi lavora con contratti temporanei. Sebbene il governo non è stato in grado di investire fortemente su questo capitolo di spesa, la legge finanziaria ha stanziato fondi per ridurre il lavoro instabile.
Spero che il nuovo governo sarà capace di superare questo problema duraturo ed io assicuro anche il mio continuo sostegno durante la prossima legislatura.

RITA LEVI MONTALCINI
Presidente dell’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello, Via del Fosso di Fiorano 64, 00143 Roma.

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